Vi ricordate la fiat dei bei tempi?

Vi ricordate la fiat dei bei tempi?

TORINO – La Fiat Mirafiori è presenza intravista dietro l’interminabile perimetro del muro che la circonda. Per sei volte in 34 minuti, attraverso il finestrino d’auto, la macchina da presa segue quel muro in altrettanti piani sequenza che hanno per quinta il profilo di una donna. L’ultimo, arresta la sua corsa per inquadrare il Mirafiori Motor Village, lo show room interno alla fabbrica. Nitro étude # 1, cortometraggio del regista torinese Pietro Balla, presentato in concorso al Torino Film Festival.

Dal 2007 con Operai, poi con Thyssenkrupp Blues (2008) e Radio Singer (2009), Balla ha messo a fuoco la storia operaia dagli anni ’70 ad oggi.
Miscelando i fatti a una coerente dose di fiction, i suoi lavori sono divenuti racconti esemplari di una realtà sempre più drammatica che, dal capoluogo piemontese, è andata allargandosi all’Italia. In Operai, le immagini della festa per la Nuova 500, con i fuochi d’artificio del 4 luglio 2007 come brioches offerte al popolo da Sergio Marchionne, viaggiano in parallelo alle sequenze di ordinaria e sempre più difficile quotidianità nelle periferie. Sogni impossibili e illusioni vengono alimentati da una kermesse che si sarebbe rivelata l’inizio di un gigantesco inganno imprenditoriale. Cinque mesi dopo, Torino diventa il rogo dell’acciaieria Thyssen Krupp: sette vite bruciate nella notte tra il cinque e il sei dicembre. L’io narrante, l’operaio Carlo Marrapodi, in Thyssenkrupp Blues, guida lo spettatore dentro una vicenda su cui Balla aveva puntato la sua attenzione ben prima dell’incendio, per mettere a nudo la «bugia tedesca», costruita su false promesse, voluta ignoranza di ogni norma di sicurezza, licenziamenti, intimidazioni. Radio Singer è un viaggio a ritroso nel tempo, fino al 9 agosto 1975, giorno dell’occupazione di una fabbrica di elettrodomestici per conto terzi, a Leinì, cintura torinese. A dare solidarietà e spettacolo arrivano Dario Fo e Franca Rame, Milva, Fabrizio De André, Ivan Della Mea. Il 29 novembre la voce di Radio Singer vola nell’etere grazie a un’antenna sul tetto della parrocchia di Leinì, complice il parroco. Nel 1978, fabbrica e radio chiudono per sempre. Si diceva che Pietro Balla ha sempre scelto la formula narrativa del documentario miscelato alla fiction. Nitro étude # 1 è invece fiction pura, dove, in parallelo, corrono la vicenda di Lei, attrice al finestrino dell’auto e donna in un malandato rapporto d’amore con il regista; di Lui, Carlo Marrapodi, senza nome e cognome, operaio scappato da Torino; della Fiat, che la sequenza del muro fa somigliare a una fortezza in attesa dell’assalto finale. Ma dal suo interno, ai piani alti.

Pietro Balla, perché questa scelta di finzione?
«Mi sono posto una domanda: cosa è successo veramente negli anni che vanno da Radio Singer a Thyssenkrupp Blues, come si poteva tentare di ricordarli e ricostruirli? Il sistema migliore mi è sembrato una storia assolutamente falsa, e insieme molto vera. Il documentario stesso è, per certi versi, un falso: un’opera di riproduzione dei fatti marcata dall’intervento dell’autore, che rende inutile nascondersi dietro l’aspetto documentaristico. Parlando di me, mentre prima i fatti reali muovevano le mie storie e gli inserti di finzione, in Nitro è l’opposto. La parte che riguarda Lei (l’attrice Melissa Bartolini, ndr) e la Fiat è totalmente inventata, quella che riguarda Lui nasce da spezzoni mai montati di Thyssenkrupp Blues. E non importa se lo spettatore non ha visto il film e non ne conosce il protagonista. Nitro è la storia di un’attrice con cui il regista, voce narrante, ha girato le sequenza del muro, e di un ex operaio. Punto e basta. Dietro c’è una situazione su cui nessuno o quasi sta dicendo nulla di chiaro, e una totale ignoranza di ciò che sta capitando non solo nella dimensione industriale di Torino, ma di tutta l’Italia». La fine di un amore descritta nella sua impotenza e disperazione. La fine della Fiat, segnata da altrettanta impotenza e disperazione, però collettive.

Si può azzardare un parallelo, nel tuo corto?
«Esattamente. Un parallelo, non una conseguenza. Marchionne parla di fare auto di lusso a Mirafiori, dove gli operai producevano modelli di fascia media e medio bassa. Questo segnerà la fine di un’azienda, di un’epoca, di migliaia di posti di lavoro. Significherà disoccupazione e disperazione». Colonna sonora scelta per Nitro, lo Stabat Mater. Una madre per nulla amorevole e sempre dolorosa quando il suo nome è Fiat.

Gli inganni della Fiat e le bugie «tedesche» – intervista a Pietro Balla di Luciano Del Sette pubblicata su il manifesto – 26.11.12

 

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